Il fallimento del manuale della qualità
Fallimento

Anno Domini 2020, verifica ispettiva per la qualità.

L’auditor entra in questa innovativa azienda manifatturiera in cui tutti i processi produttivi sono automatizzati, le linee di produzione sono dotate di sensori intelligenti e gli operatori riescono a gestire gran parte dello stabilimento attraverso i tablet.

Dopo caffè e convenevoli il Valutatore viene accompagnato nella sala riunioni, sul cui tavolo campeggia in bella vista tutto ciò che serve per ottenere la certificazione: il faldone della qualità!

Non vi sembra paradossale la cosa? Eppure chi è del mestiere sa che la situazione che ho descritto non è molto lontana dalla realtà.

In questi anni le nostre aziende, anche grazie al progetto “Industria 4.0”, hanno profuso un grande sforzo per innovare e modernizzare ambienti e processi di lavoro, spaziando dall’intelligenza artificiale all’Internet of Things.

E il Sistema di Gestione? E la Qualità? La Qualità è rimasta legata ai rigidi schemi mentali di chi si professava detentore del sapere, a procedure con codifiche alfanumeriche impronunciabili, senza riuscire a rinnovarsi e a restare al passo con i tempi.

Anche le norme si sono modernizzate e sono riuscite a cogliere il cambiamento. Già dall’edizione 2015 della norma ISO 9001 non è più richiesto nè il manuale nè tutto l’apparato documentale che è alla base dell’immobilismo dei Sistemi di Gestione attuali.

Il dualismo area gestionale/area produttiva, che dovrebbe fondersi senza soluzione di continuità, sta invece diventando sempre più marcato, rendendo le due aree sconosciute l’una all’altra. Da una parte abbiamo processi tecnologicamente all’avanguardia (o in fase di rinnovamento) che ci forniscono un’enorme mole di dati e dall’altra parte abbiamo moduli di registrazioni in Word e fogli Exel completamente inadeguati a raccogliere ed elaborare i dati forniti, con il conseguente spreco di tutte le informazioni utili al processo di decision making.

Un siffatto Sistema di Gestione, scollegato dall’azienda e dalle attività operative è inutile a tutti e la “qualità” sta diventando una mera tassa annuale che le imprese devono pagare per ottenere il certificato da appendere al muro.

Se vogliamo far si che i Sistemi di Gestione tornino a ricoprire un ruolo cardine delle decisioni aziendali dobbiamo completamente cambiarne il paradigma, dobbiamo creare piattaforme connesse in tempo reale con i processi aziendali, in grado di raccogliere ed analizzare i dati, che si basano sulle nuove frontiere della tecnologia, come 5G e Blockchain.

Dobbiamo immaginare un Sistema di Gestione sempre on-line, accessibile in smart-working, uno strumento pratico e fruibile che consenta agli uomini e alle donne d’azienda di disporre velocemente di tutti i dati e le informazioni di cui ha bisogno.

Dovremmo arrivare alla “Qualità 4.0”, perché la qualità “tradizionale”, fatta di manuali e di procedure chiuse in faldoni polverosi ben presto sparirà.

Non si tratta di pessimismo o di previsioni apocalittiche, ma di una mera analisi del contesto e di rischi/opportunità.

Sì, proprio quel tipo di analisi che siamo tanto bravi a fare nelle nostre aziende, così come dice la norma.

E ora, come lo vogliamo mitigare il rischio?

Elisa Ferrari
Elisa Ferrari
Elisa Ferrari, bolognese, laureata in Ingegneria dei Materiali all’Università Federico II di Napoli, è cofondatrice della società QBM srl. Ha iniziato la sua carriera nel settore metallurgico per poi specializzarsi nell’ambito dei Sistemi di Gestione, attraverso la collaborazione con la società Consulenze Industriali. Attualmente ricopre il ruolo di R&D Manager nella QBM srl e svolge l’attività di Lead Auditor per diversi enti di Certificazione, svolge docenze e attività di consulenza nell’ambito qualità, ambiente e sicurezza e medicale. Nel 2017, insieme al collega Mario Guerrasio, ha messo a punto la metodologia e il software QBM MAVERICK, attualmente implementati con successo in diverse tipologie di aziende su tutto il territorio italiano.

Lascia un commento